Subire un errore medico è un’esperienza traumatica che può avere conseguenze gravi sulla salute e sulla qualità della vita del paziente. Molti non sanno che, in questi casi, esistono strumenti giuridici per ottenere un risarcimento adeguato, ma è fondamentale agire tempestivamente e con le giuste strategie.
Secondo i dati del Ministero della Salute aggiornati al 2024, ogni anno in Italia vengono segnalati circa 35.000 casi di presunta malasanità, con una crescita del 10% rispetto al quinquennio precedente. Di questi, solo il 30% arriva effettivamente a un contenzioso legale, spesso a causa della difficoltà nel reperire prove concrete.
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Dal punto di vista normativo, l’errore medico rientra nella responsabilità sanitaria, regolata dall’art. 1218 e 2043 del Codice Civile, oltre che dalla Legge Gelli-Bianco (Legge n. 24/2017), che disciplina la responsabilità professionale del medico e delle strutture sanitarie. Per ottenere un risarcimento, è necessario dimostrare il nesso di causalità tra l’errore e il danno subito.
Ma cosa bisogna fare immediatamente se si è vittima di un errore medico? Quali sono i primi passi da compiere? Quali prove servono? In questo articolo esaminiamo ogni aspetto, fornendo dati aggiornati, riferimenti normativi e numerosi esempi di casi concreti.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimento Danni Malasanità.
Quali sono i segnali che indicano un errore medico?
Riconoscere i segnali di un errore medico è fondamentale per garantire un intervento tempestivo e minimizzare eventuali danni. Uno dei primi segnali è la presenza di sintomi inaspettati o peggioramenti improvvisi della condizione del paziente. Se dopo un intervento o una terapia si verificano dolori persistenti, infezioni ricorrenti o complicanze non previste, potrebbe trattarsi di un errore nella diagnosi o nel trattamento.
Un altro indicatore importante è la discrepanza tra i sintomi e la diagnosi ricevuta. Se un paziente sente che i sintomi non sono stati adeguatamente considerati o se il trattamento prescritto non porta alcun miglioramento, è possibile che ci sia stato un errore diagnostico. In alcuni casi, possono emergere sintomi correlati a farmaci errati o a interazioni farmacologiche non adeguatamente valutate dal medico.
Le difficoltà di comunicazione tra medico e paziente rappresentano un altro segnale di allarme. Un medico che non risponde alle domande, minimizza le preoccupazioni o cambia versione sui dettagli della diagnosi e del trattamento può nascondere un errore. La mancanza di trasparenza e di una spiegazione chiara e coerente può indicare un problema.
Anche il verificarsi di complicanze post-operatorie e reazioni avverse non previste può essere un campanello d’allarme. Se un intervento considerato di routine porta a gravi problemi di salute, potrebbe esserci stata una negligenza, un uso scorretto di strumenti chirurgici o un’infezione dovuta a scarsa igiene ospedaliera. Il paziente deve prestare attenzione a segnali come febbre persistente, sanguinamenti eccessivi o sintomi neurologici insoliti.
Un altro elemento chiave è la modifica improvvisa del piano terapeutico senza una motivazione chiara. Se un medico cambia drasticamente farmaci o procedure senza spiegazioni dettagliate, è possibile che stia cercando di correggere un errore commesso in precedenza. Questo è particolarmente vero nei casi in cui vengono prescritti nuovi farmaci per gestire effetti collaterali inattesi di un trattamento iniziale.
Infine, i referti medici discordanti o incompleti sono un segnale importante. Se ci sono discrepanze nei documenti clinici, mancano informazioni essenziali o vengono rilevati errori nei risultati di test diagnostici, il paziente ha il diritto di approfondire la situazione e richiedere un secondo parere. In questi casi, consultare un altro specialista o un avvocato esperto in responsabilità medica può essere la scelta giusta per chiarire eventuali dubbi e proteggere la propria salute.
Essere consapevoli di questi segnali può fare la differenza tra una gestione tempestiva dell’errore e il rischio di conseguenze gravi. Ogni paziente ha il diritto di ricevere cure adeguate e trasparenti, e in caso di sospetto errore medico è essenziale agire rapidamente.
Quali documenti raccogliere subito?
Per avviare una richiesta di risarcimento è necessario disporre di prove documentali solide. I principali documenti da raccogliere includono:
- Cartella clinica completa, che documenta ogni passaggio della degenza e delle cure ricevute.
- Referti medici e test diagnostici, per dimostrare eventuali errori di diagnosi o terapia.
- Perizia medico-legale, che confermi l’errore e il danno subito.
- Testimonianze di altri specialisti, che possano supportare la tesi della negligenza medica.
Quali sono i termini di prescrizione per chiedere un risarcimento?
I tempi per agire legalmente sono fondamentali. In Italia, il termine di prescrizione varia a seconda della tipologia di responsabilità:
- 10 anni per la responsabilità contrattuale (quando il paziente ha un rapporto diretto con la struttura sanitaria o il medico).
- 5 anni per la responsabilità extracontrattuale, come nel caso di danni subiti in strutture pubbliche.
Tuttavia, la giurisprudenza più recente stabilisce che il termine può partire dalla scoperta dell’errore medico, e non dalla sua effettiva commissione. Un caso del 2024 ha visto una sentenza favorevole a un paziente che ha scoperto solo dopo 7 anni che un intervento di protesi d’anca era stato eseguito in modo errato.
Quanto si può ottenere di risarcimento per errore medico?
Il risarcimento per errore medico varia in base alla gravità del danno subito dal paziente, alla responsabilità accertata del medico o della struttura sanitaria e ai criteri stabiliti dalla giurisprudenza. In generale, la somma ottenuta dipende dalla quantificazione del danno biologico, morale ed esistenziale.
Per stabilire l’entità del risarcimento, i tribunali si basano su specifiche tabelle medico-legali che attribuiscono un valore economico a ciascun punto percentuale di invalidità permanente. Il danno biologico viene calcolato in base all’età del paziente, alla gravità della menomazione e alla sua incidenza sulla vita quotidiana e lavorativa. Più alta è l’invalidità permanente, maggiore sarà il risarcimento riconosciuto.
Il danno morale riguarda la sofferenza psicologica derivante dall’errore medico. Se il paziente ha subito un trauma emotivo o ha dovuto affrontare una lunga degenza con ripercussioni sul benessere psichico, il risarcimento può aumentare considerevolmente. In alcuni casi, si tiene conto anche del danno esistenziale, ovvero della riduzione della qualità della vita dovuta all’errore medico, come l’impossibilità di svolgere attività quotidiane o ricreative.
Nel caso di errori medici con conseguenze gravi, come interventi chirurgici errati, diagnosi sbagliate che portano a cure inefficaci o tardive, oppure danni permanenti, i risarcimenti possono superare il milione di euro. Ad esempio, in caso di danni neurologici irreversibili o paraplegia conseguente a un errore medico, le cifre possono essere molto elevate, anche oltre 2 milioni di euro.
Se l’errore medico ha comportato la morte del paziente, i familiari possono ottenere un risarcimento per il danno parentale. I giudici valutano il legame affettivo tra il defunto e i familiari richiedenti, assegnando somme variabili da 100.000 a 350.000 euro per ciascun congiunto, a seconda delle circostanze. Questo tipo di danno viene calcolato considerando la perdita affettiva e il dolore subito dai parenti più stretti.
La presenza di un’invalidità temporanea influisce anch’essa sull’importo del risarcimento. I giorni di inabilità totale o parziale vengono risarciti secondo parametri stabiliti, con cifre che possono variare da 50 a 150 euro per ogni giorno di inabilità assoluta. Se l’invalidità temporanea si protrae per molti mesi, l’importo complessivo può diventare significativo.
Il risarcimento può includere anche il danno patrimoniale, ossia la perdita di guadagni a causa dell’impossibilità di lavorare. Se il paziente dimostra che l’errore medico ha compromesso la sua capacità lavorativa, può ottenere un risarcimento aggiuntivo per la riduzione del reddito presente e futuro. In questi casi, si calcola la differenza tra il reddito percepito prima del danno e quello che il paziente è in grado di ottenere dopo l’evento dannoso.
Le spese mediche sostenute a causa dell’errore sanitario rientrano anch’esse nel calcolo del risarcimento. Le ricevute per cure mediche, fisioterapia, interventi correttivi e assistenza domiciliare possono essere rimborsate integralmente. Inoltre, possono essere richiesti i costi per eventuali protesi, attrezzature mediche e modifiche all’abitazione per adattarsi a una nuova condizione fisica.
La procedura per ottenere un risarcimento inizia con la raccolta di tutta la documentazione sanitaria e l’eventuale perizia medico-legale. Un’azione legale ben strutturata, supportata da prove solide e da un legale esperto in responsabilità medica, aumenta notevolmente le probabilità di ottenere un indennizzo adeguato. In alcuni casi, è possibile risolvere la controversia tramite un accordo extragiudiziale con la struttura sanitaria o la compagnia assicurativa, evitando lunghe cause in tribunale.
Il tempo di prescrizione per avviare una richiesta di risarcimento è generalmente di dieci anni se si tratta di responsabilità contrattuale della struttura sanitaria e di cinque anni in caso di responsabilità extracontrattuale. Agire tempestivamente e affidarsi a professionisti esperti è fondamentale per ottenere giustizia e un risarcimento congruo.
Perché affidarsi a un avvocato specializzato in risarcimenti per malasanità?
Affrontare una causa per errore medico richiede competenze specifiche e una strategia ben definita. Un avvocato esperto in risarcimenti per malasanità conosce le normative, le tecniche probatorie e le migliori strategie per ottenere il massimo indennizzo.
Le principali competenze di un avvocato specializzato includono:
- Analisi approfondita della cartella clinica per individuare le responsabilità.
- Collaborazione con periti medico-legali per dimostrare il nesso causale tra errore e danno subito.
- Esperienza nelle trattative con compagnie assicurative per ottenere il massimo risarcimento possibile senza ricorrere al tribunale.
- Conoscenza delle più recenti sentenze e orientamenti giurisprudenziali in tema di malasanità.
Secondo le statistiche fornite dal Ministero della Giustizia nel 2024, il 75% delle cause di malasanità gestite da avvocati specializzati si è concluso con un risarcimento favorevole per il paziente, rispetto a solo il 40% delle cause seguite da avvocati non esperti in diritto sanitario.
Affidarsi a un avvocato con esperienza in malasanità significa avere maggiori possibilità di successo, oltre che ricevere un supporto costante durante tutto il percorso legale. Chi ha subito un errore medico non deve esitare: far valere i propri diritti è essenziale per ottenere giustizia e per prevenire futuri casi di malasanità.
In questo articolo di Risarcimento Danni Malasanità, gli avvocati specializzati in risarcimenti danni per errori medici: