Un intervento chirurgico dovrebbe migliorare la qualità della vita di un paziente, risolvendo patologie o alleviando sintomi debilitanti. Tuttavia, non sempre il risultato è quello sperato. Complicazioni inattese, errori medici, infezioni post-operatorie, o diagnosi errate possono trasformare un’operazione in un incubo per il paziente e i suoi familiari.

I dati dimostrano che in Italia il numero di denunce per malasanità è in costante aumento. Secondo un rapporto dell’Associazione Nazionale per la tutela dei Diritti dei Pazienti, ogni anno si registrano oltre 35.000 casi di presunta negligenza medica, con una crescita annua del 15% negli ultimi cinque anni.
Il diritto al risarcimento per danni derivanti da malasanità è sancito dal nostro ordinamento giuridico e si basa su principi ben definiti del Codice Civile e del Codice Penale. Ma quanto tempo si ha per denunciare un intervento chirurgico errato? Quali sono i passaggi da seguire? Quali prove servono per ottenere giustizia?
In questo articolo di Risarcimento Danni Malasanità, gli avvocati specializzati in risarcimenti danni per errori medici, analizzeremo in dettaglio i termini di prescrizione per presentare una denuncia, le normative vigenti fino al 2025 e come un avvocato specializzato in malasanità può aiutare a ottenere un risarcimento equo.
Ma andiamo ora ad approfondire:
Quali sono i tempi di prescrizione per denunciare un errore chirurgico?
I tempi di prescrizione per denunciare un errore chirurgico variano a seconda della tipologia di responsabilità medica applicabile al caso. In Italia, la prescrizione può essere di cinque o dieci anni, a seconda che si tratti di responsabilità extracontrattuale o contrattuale.
Nel caso di responsabilità contrattuale, il termine di prescrizione è di dieci anni. Questa tipologia di responsabilità si applica quando il paziente ha un rapporto diretto con la struttura sanitaria o con il medico, derivante da un contratto di cura implicito o esplicito. Ad esempio, un intervento chirurgico eseguito in una clinica privata o in una struttura ospedaliera con cui il paziente ha firmato un consenso informato rientra in questa categoria.
Se invece si configura una responsabilità extracontrattuale, il termine di prescrizione è di cinque anni. Questo si applica quando non esiste un contratto esplicito tra medico e paziente, ad esempio in caso di responsabilità di un terzo soggetto o di un evento dannoso verificatosi al di fuori di un rapporto contrattuale specifico.
Il termine di prescrizione inizia a decorrere dal momento in cui il paziente ha conoscenza dell’errore medico e delle relative conseguenze. Se il danno emerge progressivamente o viene accertato con una diagnosi tardiva, il termine può iniziare a decorrere dalla data in cui il paziente ha avuto consapevolezza della lesione subita. Questo principio è stato confermato da diverse sentenze della Corte di Cassazione, che hanno sancito la cosiddetta “scoperta del danno” come punto di partenza del calcolo della prescrizione.
Un altro aspetto da considerare è l’eventuale interruzione della prescrizione. Se il paziente intraprende un’azione legale, presenta un reclamo formale o avvia una trattativa con la struttura sanitaria o la compagnia assicurativa, il termine di prescrizione si interrompe e inizia a decorrere nuovamente. Questo permette al paziente di guadagnare tempo nel percorso legale.
Per evitare di perdere il diritto a un risarcimento, è consigliabile rivolgersi a un avvocato specializzato in responsabilità medica. Un professionista esperto può analizzare la documentazione sanitaria, verificare il termine di prescrizione applicabile e avviare tempestivamente le procedure necessarie per ottenere il risarcimento del danno subito.
In sintesi, i tempi di prescrizione per denunciare un errore chirurgico dipendono dal tipo di responsabilità applicata e dalla data di scoperta del danno. Agire rapidamente e con il supporto di un legale esperto è essenziale per far valere i propri diritti e ottenere giustizia.
Quali documenti sono necessari per avviare un’azione legale?
Per dimostrare che un intervento chirurgico è stato eseguito in maniera errata, è fondamentale raccogliere prove solide, tra cui:
- Cartella clinica completa con referti pre e post-operatori.
- Esami diagnostici (radiografie, TAC, risonanze magnetiche).
- Pareri di specialisti e perizia medico-legale.
- Fatture e scontrini delle spese mediche sostenute per trattamenti correttivi.
- Eventuali testimonianze di altri medici.
Quali sono gli errori chirurgici più frequenti?
Gli errori chirurgici rappresentano una delle cause più gravi di responsabilità medica, con conseguenze potenzialmente devastanti per il paziente. Nonostante gli avanzamenti nelle tecnologie e nelle procedure mediche, le complicanze dovute a errori umani o a disattenzioni possono ancora verificarsi. Gli errori più frequenti includono interventi eseguiti sulla parte sbagliata del corpo, lesioni accidentali agli organi circostanti, infezioni post-operatorie evitabili e l’errata somministrazione di anestesia.
Uno degli errori più gravi è la chirurgia sul sito sbagliato, in cui il chirurgo opera un arto, un organo o una zona del corpo errata. Questo tipo di errore, noto come “wrong-site surgery”, può derivare da una scarsa comunicazione tra il personale medico, una marcatura inadeguata del sito chirurgico o un’errata interpretazione della documentazione clinica. Per prevenire questo problema, gli ospedali adottano protocolli specifici, come la checklist chirurgica, che impone una verifica multipla prima dell’incisione.
Le lesioni accidentali ad organi o strutture anatomiche adiacenti rappresentano un altro errore comune. Durante interventi addominali, ginecologici o ortopedici, il chirurgo potrebbe danneggiare vasi sanguigni, nervi o organi vitali, compromettendo la salute del paziente e prolungando i tempi di recupero. Questi danni possono derivare da imperizia, da un utilizzo errato degli strumenti chirurgici o da una conoscenza anatomica inadeguata.
Un’altra problematica ricorrente è l’errata gestione dell’anestesia, che può causare reazioni avverse, sovradosaggi o risvegli intraoperatori. Se il dosaggio non è corretto o il paziente non viene monitorato adeguatamente, si possono verificare gravi conseguenze come arresto cardiaco, danni cerebrali o insufficienza respiratoria. L’errore anestesiologico può dipendere da una valutazione preoperatoria carente, dalla mancata considerazione di allergie o dalla somministrazione impropria del farmaco.
Le infezioni post-operatorie sono un’altra delle principali cause di complicanze evitabili. Se le procedure di sterilizzazione non vengono rispettate o se il paziente non riceve un’adeguata profilassi antibiotica, il rischio di infezione aumenta. Questo può tradursi in degenze prolungate, necessità di ulteriori interventi e, nei casi più gravi, sepsi o morte. Una corretta igiene della sala operatoria e un’attenta gestione delle medicazioni riducono sensibilmente il rischio di infezione.
L’errata rimozione di strumenti chirurgici dal corpo del paziente è un’altra problematica che, sebbene rara, ha conseguenze estremamente gravi. Garze, pinze o bisturi dimenticati all’interno della cavità operata possono causare infezioni, dolore cronico e necessità di ulteriori interventi per la rimozione. Per prevenire questo tipo di errore, le equipe chirurgiche devono seguire protocolli rigorosi di conteggio degli strumenti prima e dopo l’operazione.
Anche gli errori nella chiusura delle ferite possono avere conseguenze significative. Se una sutura non viene eseguita correttamente, il paziente può sviluppare deiscenze della ferita, ernie post-chirurgiche o cicatrici patologiche. In alcuni casi, una chiusura impropria può portare a un’emorragia interna, che potrebbe richiedere un ulteriore intervento chirurgico. Una corretta tecnica di sutura e un’adeguata supervisione del decorso post-operatorio sono essenziali per evitare tali complicazioni.
Gli errori di trasfusione sono un altro problema potenzialmente fatale. Se un paziente riceve sangue incompatibile, possono verificarsi reazioni emolitiche gravi, con conseguenze letali. Le strutture sanitarie devono seguire procedure rigorose di identificazione del paziente e dei campioni di sangue per evitare questi errori.
Inoltre, la mancata diagnosi di complicanze post-operatorie può aggravare notevolmente le condizioni del paziente. Se un’infezione, un’emorragia o una trombosi non vengono riconosciute tempestivamente, il rischio di peggioramento clinico aumenta considerevolmente. Un monitoraggio costante e l’adozione di protocolli di follow-up riducono il rischio di errori diagnostici.
Affrontare un errore chirurgico richiede l’intervento di specialisti legali e medici esperti in responsabilità sanitaria. Il paziente ha diritto a un risarcimento se dimostra che il danno subito è stato causato da una negligenza evitabile del personale medico. Una perizia medico-legale può stabilire il nesso causale tra l’errore e il danno subito, fornendo un supporto determinante per una richiesta di risarcimento. Un’adeguata prevenzione degli errori chirurgici passa attraverso una maggiore formazione del personale medico, il rispetto dei protocolli ospedalieri e un’attenta valutazione pre e post-operatoria del paziente.
Quanto si può ottenere di risarcimento in caso di errore chirurgico?
L’importo del risarcimento in caso di errore chirurgico varia in base alla gravità del danno subito, alla durata delle conseguenze e all’impatto sulla qualità della vita del paziente. La somma riconosciuta può dipendere da diversi fattori, tra cui il danno biologico, il danno morale, il danno patrimoniale e le spese mediche sostenute.
Uno degli elementi chiave nella determinazione del risarcimento è il danno biologico. Questo rappresenta la compromissione dell’integrità fisica o psichica del paziente ed è calcolato in base a tabelle medico-legali, come quelle del Tribunale di Milano, che stabiliscono un valore economico in base all’età del paziente e alla percentuale di invalidità riconosciuta. Maggiore è l’invalidità, più alto sarà l’importo del risarcimento.
Il danno morale riguarda la sofferenza psicologica e il disagio emotivo subito dal paziente a causa dell’errore medico. Se l’errore chirurgico ha causato traumi emotivi, ansia o depressione, il risarcimento può includere anche una somma aggiuntiva per compensare questi effetti negativi sulla vita del paziente.
Il danno patrimoniale comprende tutte le spese sostenute dal paziente a causa dell’errore chirurgico. Questo include i costi per ulteriori interventi correttivi, farmaci, terapie riabilitative, visite specialistiche e la perdita di reddito dovuta a inabilità temporanea o permanente. Se il paziente non può più svolgere la sua attività lavorativa abituale, il risarcimento può includere anche la perdita futura di guadagno.
La quantificazione del risarcimento viene effettuata caso per caso, in base alle prove presentate e alle perizie medico-legali. Nei casi più gravi, in cui il danno è permanente e compromette gravemente la vita del paziente, il risarcimento può superare anche diverse centinaia di migliaia di euro. Per danni meno invalidanti, l’importo può variare da poche migliaia a decine di migliaia di euro.
Un fattore importante nella determinazione del risarcimento è la responsabilità del medico o della struttura sanitaria. Se l’errore è stato causato da una negligenza evidente o da una violazione delle linee guida mediche, l’importo del risarcimento sarà generalmente più elevato. Al contrario, se il danno è parzialmente attribuibile a fattori indipendenti dal chirurgo, l’indennizzo potrebbe essere ridotto.
Per ottenere un risarcimento adeguato, è essenziale rivolgersi a un avvocato specializzato in responsabilità medica. Un legale esperto può aiutare il paziente a raccogliere le prove necessarie, a ottenere una perizia medico-legale dettagliata e a negoziare con la compagnia assicurativa per ottenere un importo congruo. Se la trattativa extragiudiziale non porta a un accordo soddisfacente, si può procedere con un’azione legale in tribunale.
Infine, i tempi per ottenere un risarcimento possono variare. Alcuni casi si risolvono in pochi mesi tramite accordi con le assicurazioni, mentre altri possono richiedere anni se si procede per via giudiziaria. Tuttavia, con una strategia legale ben strutturata e prove solide, il paziente ha buone possibilità di ottenere un risarcimento adeguato per il danno subito.
Perché affidarsi a un avvocato specializzato in malasanità ed errori chirurgici?
Affrontare una causa di malasanità senza un legale esperto è estremamente difficile. Gli avvocati specializzati in risarcimento danni per errori chirurgici hanno esperienza nel raccogliere le prove necessarie, collaborare con medici legali e negoziare con le assicurazioni.
I vantaggi di affidarsi a un avvocato esperto come gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità
- Esperienza nel diritto sanitario: gli avvocati di malasanità conoscono tutte le norme aggiornate e le strategie più efficaci per far valere i diritti del paziente.
- Accesso a medici legali qualificati: una perizia medica ben documentata può fare la differenza tra una causa vinta o persa.
- Assistenza nella negoziazione con le compagnie assicurative: molte denunce vengono risolte con accordi stragiudiziali, evitando lunghi iter giudiziari.
- Supporto nelle CTU (Consulenze Tecniche d’Ufficio): fondamentali nei procedimenti legali per malasanità.
Non aspettare: il tempo è fondamentale: Fatti Aiutare Dagli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità
Ogni giorno che passa può rendere più difficile dimostrare l’errore medico. Se pensi di essere stato vittima di un intervento chirurgico andato male, contatta subito un avvocato specializzato per una consulenza gratuita e senza impegno.
Non lasciare che un errore medico comprometta la tua vita senza ottenere giustizia: difendi i tuoi diritti e richiedi il risarcimento che ti spetta!
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori chirurgici: