Laser Agli Occhi Mal Eseguito E Risarcimento Danni

Il laser agli occhi è una procedura oftalmologica sempre più diffusa per la correzione di difetti visivi come miopia, astigmatismo e ipermetropia. Tecniche come il PRK, LASIK o SMILE sono considerate sicure e rapide, ma come ogni intervento medico, non sono esenti da rischi.

Quando l’intervento viene eseguito in modo scorretto, su pazienti non idonei o senza un’adeguata informazione, possono verificarsi complicazioni gravi e permanenti: perdita della vista, visione sdoppiata, dolore cronico, fotofobia, infezioni o peggioramento del difetto visivo. In questi casi, se il danno è legato a negligenza, imperizia o imprudenza del chirurgo o della struttura, il paziente ha diritto a un risarcimento per malasanità oculistica.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Quali sono le cause più comuni delle complicanze dovute a un intervento di chirurgia laser agli occhi mal eseguito?

La chirurgia refrattiva con laser, comunemente utilizzata per correggere miopia, ipermetropia e astigmatismo, ha rivoluzionato la medicina oftalmologica, offrendo a milioni di persone la possibilità di liberarsi dagli occhiali o dalle lenti a contatto. Tecniche come LASIK, PRK e SMILE sono oggi considerate sicure e con un elevato tasso di successo. Tuttavia, come ogni procedura medica, non è esente da rischi, soprattutto quando non vengono rispettati rigorosamente i protocolli clinici, diagnostici e chirurgici. Un laser eseguito male, per imperizia, negligenza o sottovalutazione di specifici fattori, può portare a risultati visivi insoddisfacenti, a danni permanenti, o addirittura a gravi disabilità visive. Le cause di queste complicanze sono diverse, e spesso riconducibili a una combinazione di errori diagnostici, tecnici, organizzativi e comunicativi.

Una delle cause più comuni è l’errata selezione del paziente candidato all’intervento. Non tutti possono sottoporsi a chirurgia laser. Esistono condizioni oftalmologiche preesistenti che aumentano significativamente il rischio di complicanze: cheratocono, irregolarità corneali, secchezza oculare grave, pupille troppo dilatate, cornea sottile, glaucoma, patologie retiniche. Se il medico non esegue un’analisi preoperatoria completa, con topografia e tomografia corneale, pachimetria, esame del film lacrimale e mappa aberrometrica, può indicare la chirurgia a pazienti che non ne sono idonei, con il risultato di complicanze immediate o a lungo termine.

Un errore diagnostico frequente riguarda il mancato riconoscimento di forme iniziali o subcliniche di cheratocono, o di cornee biomeccanicamente instabili. In questi casi, il laser può indebolire ulteriormente la struttura corneale, portando a un progressivo assottigliamento e deformazione (ectasia), con perdita significativa della qualità visiva. Questa condizione è una delle più gravi complicanze della LASIK ed è quasi sempre evitabile con una valutazione preoperatoria attenta e aggiornata alle linee guida internazionali.

Un’altra causa è l’errata valutazione della correzione refrattiva da eseguire. Calcolare il trattamento laser sulla base di un errore refrattivo instabile, oppure su una misurazione eseguita in modo superficiale o in condizioni non standardizzate, può portare a una correzione insufficiente, eccessiva o asimmetrica. Errori nella centratura del trattamento, nella valutazione dell’asse astigmatico o nella pianificazione della zona ottica possono compromettere gravemente l’outcome visivo. Il paziente può ritrovarsi con visione sfocata, aloni notturni, abbagliamento o regressione refrattiva.

Le complicanze tecniche durante la procedura sono un’altra fonte importante di danno. Nella tecnica LASIK, ad esempio, l’uso errato del microcheratomo o del laser femtosecondi per creare il flap corneale può generare tagli incompleti, irregolari o dislocati. Se il flap viene riposizionato in modo scorretto, può causare pieghe (striae), astigmatismo secondario o infezioni. Nella PRK, un’ablazione troppo profonda o mal centrata può danneggiare le cellule basali o innescare una risposta infiammatoria eccessiva (haze corneale), che riduce la trasparenza della cornea.

In alcuni casi, l’uso scorretto del laser excimer, per errori di programmazione, mancato aggiornamento del software o instabilità del sistema di eye-tracking, può generare un’ablazione imprecisa. Se il laser non segue in tempo reale i micro-movimenti dell’occhio del paziente, l’energia può essere distribuita in modo errato, producendo aberrazioni ottiche elevate. Questo si traduce in una visione distorta, con difficoltà nella guida notturna, perdita di contrasto e scarsa qualità visiva anche con decimi visivi apparentemente buoni.

La gestione inadeguata del dolore e della secchezza oculare post-operatoria è un altro aspetto critico. In particolare dopo PRK o LASIK, il paziente può sviluppare una forma cronica di secchezza oculare, legata al danno delle terminazioni nervose corneali. Se non viene trattata in modo aggressivo con lacrime artificiali, gel protettivi, anti-infiammatori locali e misure ambientali, può evolvere in una neuropatia corneale dolorosa, invalidante e refrattaria alla terapia.

Un’altra complicanza grave, anche se rara, è l’insorgenza di infezioni intraoculari o infiammazioni post-chirurgiche non riconosciute in tempo. Un intervento non eseguito in condizioni di sterilità assoluta, o una medicazione non seguita da un controllo ravvicinato, possono favorire lo sviluppo di cheratiti infettive o uveiti. La diagnosi tardiva può portare alla formazione di opacità permanenti, perforazioni corneali, e in casi estremi, alla perdita dell’occhio. La prevenzione si basa su un rigido protocollo di asepsi e su controlli post-operatori tempestivi.

La comunicazione inadeguata con il paziente è una causa sottovalutata ma molto frequente di esiti percepiti come fallimentari. Se il paziente non è stato correttamente informato sulle aspettative realistiche, sulle possibili complicanze, sulla necessità di follow-up e sul tempo di recupero visivo, anche un piccolo disagio può essere vissuto come un trauma. In questi casi, il medico può sottovalutare i sintomi riportati dal paziente, attribuendoli ad ansia o ipersensibilità, perdendo l’occasione di identificare precocemente una complicanza reale.

Anche l’assenza di un follow-up strutturato e continuativo è un errore frequente. La chirurgia refrattiva richiede controlli a 1 giorno, 1 settimana, 1 mese, 3 mesi e oltre, soprattutto se il paziente presenta anomalie nella cicatrizzazione, regressione refrattiva o disturbi visivi persistenti. Senza questi appuntamenti, eventuali difetti possono passare inosservati finché non diventano irreversibili. Un paziente che non viene seguito o che non riceve risposte chiare alle sue segnalazioni rischia di abbandonare il centro operatorio senza ricevere una correzione o una rimediazione efficace.

Infine, vi è anche una responsabilità legata alla scelta delle tecnologie e dei dispositivi utilizzati. Non tutti i laser sono uguali: la qualità dell’ablazione, la precisione del tracking oculare, la durata dell’impulso, la dispersione termica, variano tra le piattaforme. Centri che utilizzano tecnologie obsolete, con personale non adeguatamente formato o con protocolli non aggiornati, espongono il paziente a un rischio più elevato di errore procedurale. L’eccellenza in chirurgia refrattiva non è solo tecnica, ma anche organizzativa e scientifica.

In conclusione, le complicanze da chirurgia laser mal eseguita sono quasi sempre prevenibili, ma richiedono un approccio rigoroso, multidisciplinare e aggiornato. Dalla selezione del paziente alla diagnosi, dalla programmazione del laser al controllo post-operatorio, ogni passaggio è essenziale. L’errore può annidarsi anche nei dettagli più piccoli, ma i suoi effetti possono essere permanenti.

Ogni occhiata distratta prima di un laser può costare una vista alterata per tutta la vita. Ogni paziente va valutato come unico, ogni cornea rispettata come organo nobile. Ogni millimetro conta. Ogni decimo perso pesa. E nella chirurgia oculistica, la precisione non è solo un obiettivo: è un dovere etico e medico.

Quali sono le conseguenze di un laser agli occhi mal eseguito?

Gli effetti collaterali e i danni da un intervento errato possono includere:

  • Visione offuscata, distorsioni visive e aloni permanenti;
  • Sindrome dell’occhio secco cronico, dolorosa e invalidante;
  • Ectasia corneale, che può richiedere trapianto della cornea;
  • Perdita parziale o totale della vista in uno o entrambi gli occhi;
  • Infezioni gravi (cheratiti, endoftalmiti) non curate in tempo;
  • Impossibilità di svolgere attività lavorative o di guida;
  • Gravi ripercussioni psicologiche: ansia, depressione, isolamento sociale.

Molti pazienti si rivolgono all’intervento laser per migliorare la qualità della vita, ma un errore può compromettere in modo permanente la vista, trasformando una scelta estetica o funzionale in un danno biologico grave.

Quando si configura la responsabilità medica per laser agli occhi mal eseguito?

La responsabilità medica per un intervento di chirurgia refrattiva con laser mal eseguito si configura quando il medico non rispetta i protocolli clinici consolidati, sceglie un trattamento non adatto al paziente, conduce la procedura con imperizia o omette la necessaria informazione preventiva, determinando un danno funzionale alla vista, disturbi permanenti o complicanze irreversibili. Le tecniche laser, come LASIK, PRK o SMILE, sono oggi diffuse e considerate sicure se eseguite correttamente, ma possono causare gravi esiti se condotte senza rigore, accuratezza e selezione scrupolosa del paziente. Non è la tecnologia ad essere rischiosa, ma l’uso scorretto che se ne fa.

L’errore può verificarsi già nella fase preoperatoria. Il medico ha l’obbligo di accertare la candidabilità del paziente all’intervento laser con una serie di esami fondamentali: topografia corneale, pachimetria, misurazione del film lacrimale, ampiezza pupillare, aberrometria, valutazione dello spessore e della curvatura corneale. Se il paziente presenta irregolarità corneali, segni iniziali di ectasia (come il cheratocono), uno spessore troppo sottile o condizioni oculari generali che controindicano l’intervento, procedere ugualmente all’ablazione corneale costituisce un errore di valutazione e una scelta potenzialmente devastante.

In alcuni casi, i pazienti riferiscono di essere stati operati nonostante avessero secchezza oculare cronica, pupille molto ampie in condizioni di scarsa luminosità, patologie autoimmuni non stabili o sintomi neurologici incompatibili con un esito prevedibile dell’intervento. In assenza di un consenso informato completo e realmente comprensibile, la responsabilità si estende anche alla sfera informativa. Il diritto del paziente alla verità sui rischi non può essere sacrificato per leggerezze burocratiche o motivazioni commerciali.

Durante la procedura, gli errori più gravi riguardano l’impostazione errata del laser, la centratura imprecisa, il taglio non uniforme del lembo corneale (nel LASIK), l’ablazione eccessiva o mal distribuita, la contaminazione del campo operatorio. L’intervento, eseguito in pochi minuti, richiede una precisione assoluta e un controllo meticoloso dei parametri. Anche un minimo disallineamento può determinare aberrazioni visive, diplopia, halos, perdita di contrasto o regressione del risultato. Se la macchina non viene calibrata correttamente, o se il chirurgo non interrompe in tempo un’ablazione difettosa, il danno è responsabilità piena dell’operatore.

Il decorso post-operatorio è altrettanto delicato. Nei giorni successivi all’intervento, il paziente deve essere monitorato per valutare la cicatrizzazione, prevenire infezioni, gestire l’eventuale infiammazione e controllare la qualità della visione. Se compaiono sintomi come dolore severo, peggioramento visivo, sensazione di corpo estraneo o visione sdoppiata, l’assenza di un controllo tempestivo o la banalizzazione dei sintomi può aggravare il danno. In alcuni casi, pazienti che avevano segnalato sintomi compatibili con un’infezione corneale acuta sono stati trascurati, arrivando a ulcerazioni, perforazioni o opacità permanenti.

La responsabilità emerge anche nella gestione delle complicanze. Il medico non è responsabile per ogni risultato insoddisfacente, ma è chiamato a rispondere se non ha saputo prevenirlo, diagnosticarlo o trattarlo secondo le linee guida. Se, ad esempio, un paziente sviluppa ectasia corneale (assottigliamento progressivo della cornea) e l’intervento era stato eseguito su un occhio già a rischio, la responsabilità ricade sulla fase preoperatoria. Se l’ectasia viene diagnosticata tardi, e il paziente perde diottrie rapidamente, fino ad aver bisogno di un trapianto di cornea, la colpa si estende alla sorveglianza post-chirurgica.

Anche le aspettative irrealistiche giocate sulla comunicazione pre-intervento possono avere rilevanza giuridica. Frasi come “vedrà 10 decimi per sempre”, “il laser è sicuro al 100%”, “non ci sono complicanze” non solo sono clinicamente scorrette, ma configurano una responsabilità informativa per falsa rappresentazione. L’adesione consapevole del paziente non si costruisce sulla minimizzazione dei rischi, ma sull’informazione equilibrata. Quando il paziente scopre solo dopo l’intervento di poter sviluppare aloni notturni o peggioramento del contrasto visivo, il consenso prestato non è valido.

In ambito medico-legale, la responsabilità per laser mal eseguito si fonda sull’accertamento di un danno anatomico o funzionale che poteva essere evitato con una gestione adeguata. Le consulenze tecniche valutano la documentazione clinica, i referti pre-operatori, il consenso informato, i protocolli seguiti in sala operatoria, i dati strumentali (topografie, aberrometrie, referti di follow-up) e la qualità dell’assistenza ricevuta. Se si dimostra che un altro chirurgo, a parità di condizioni, avrebbe scelto di non operare, avrebbe modificato la tecnica o interrotto la procedura, la colpa diventa giuridicamente evidente.

I casi più gravi includono pazienti che da una miopia lieve sono passati a situazioni di ipovisione, cecità parziale, dolore cronico da secchezza grave, impossibilità a guidare o lavorare al computer. In questi scenari, il danno biologico, esistenziale ed economico è enorme. Il laser non è un atto estetico, ma un intervento chirurgico a tutti gli effetti, e come tale deve essere affrontato.

La responsabilità medica non nasce dal fatto che un paziente non ha ottenuto la visione perfetta, ma dal momento in cui il medico ha scelto di operare un occhio inadatto, ha sottovalutato i rischi o ha eseguito la tecnica in modo imperfetto. La differenza tra successo e danno, in questo campo, non sta nella macchina, ma nelle mani e nel giudizio di chi la utilizza. E quando queste mani agiscono senza prudenza, senza rigore o senza verità, la responsabilità non è solo clinica, ma morale.

Quali sono le normative di riferimento?

  • Legge Gelli-Bianco (Legge n. 24/2017), sulla sicurezza delle cure e responsabilità sanitaria;
  • Art. 2043 Codice Civile, per il danno ingiusto da fatto illecito;
  • Art. 1218 e 1228 Codice Civile, sulla responsabilità contrattuale del medico e della struttura;
  • Art. 2236 Codice Civile, per attività tecnico-specialistiche;
  • Art. 590 Codice Penale, per lesioni personali colpose in ambito medico.

Quali sono gli esempi di risarcimento riconosciuto?

  • Paziente sottoposto a PRK su cornea troppo sottile, sviluppa ectasia e perde la vista: risarcimento di 1.400.000 euro;
  • LASIK su paziente con cheratocono non diagnosticato, con necessità di trapianto corneale: risarcimento di 1.150.000 euro;
  • Intervento eseguito senza mappa corneale 3D, con peggioramento della miopia e diplopia: risarcimento di 980.000 euro;
  • Infezione post-laser trascurata, con perdita della visione da cheratite ulcerativa: risarcimento di 1.200.000 euro.

A chi rivolgersi per ottenere un risarcimento?

Se hai subito danni oculari permanenti dopo un laser agli occhi, è essenziale:

  • Rivolgerti a un avvocato esperto in malasanità oculistica, con esperienza nei casi di chirurgia refrattiva;
  • Richiedere una perizia medico-legale oftalmologica, per accertare l’errore e il nesso causale;
  • Raccogliere tutta la documentazione: consenso informato, referti, esami pre e post-operatori, cartella clinica, controlli;
  • Avviare un’azione legale per ottenere il risarcimento per danno biologico, morale, patrimoniale e da perdita di chance.

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità collaborano con oculisti legali, medici specialisti e periti tecnici, per offrirti una difesa concreta, tecnica e personalizzata.

Conclusione

Un intervento laser agli occhi dovrebbe migliorare la vista, non comprometterla. Quando un errore medico rovina irrimediabilmente la capacità visiva di una persona, non si tratta di un effetto collaterale accettabile, ma di un danno risarcibile.

Se pensi di aver subito un danno dopo un intervento oculistico, non aspettare: la legge è dalla tua parte. Chiedere giustizia è un tuo diritto.

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