La torsione ovarica è un’emergenza ginecologica che comporta la rotazione dell’ovaio attorno al proprio peduncolo vascolare, compromettendo il flusso sanguigno e provocando ischemia ovarica. Se non diagnosticata e trattata con tempestività, può portare alla necrosi dell’organo, perdita della funzione riproduttiva e danni permanenti. È una condizione che richiede una diagnosi rapida e un intervento chirurgico d’urgenza, idealmente entro 6-8 ore dall’esordio dei sintomi.
La mancata diagnosi di torsione ovarica rappresenta un errore medico grave, che può avere ripercussioni drammatiche sulla salute, sulla fertilità e sull’equilibrio psicologico della paziente. I sintomi, sebbene talvolta aspecifici, sono noti: dolore pelvico acuto e improvviso, nausea, vomito, febbre, e talvolta irradiazione alla gamba o all’addome. In presenza di tali segnali, il medico deve sospettare immediatamente una torsione ovarica e procedere con gli esami ecografici urgenti, in particolare ecografia transvaginale con Doppler.

Il ritardo nella diagnosi o il mancato riconoscimento del quadro clinico possono determinare l’asportazione dell’ovaio (ovariectomia), con conseguenze gravi sulla fertilità e sulla salute endocrina della paziente. Quando questo accade per negligenza o sottovalutazione, si configura una responsabilità sanitaria piena.
In questo articolo vedremo le cause principali degli errori diagnostici in caso di torsione ovarica, le responsabilità mediche, la normativa aggiornata fino al 2025, i casi reali di risarcimento e le competenze degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità, specializzati in responsabilità ginecologica e urgenze chirurgiche.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Quali sono i sintomi che devono far sospettare una torsione ovarica?
La torsione ovarica è una delle emergenze ginecologiche più gravi e, allo stesso tempo, più facilmente trascurate nella pratica clinica quotidiana. Parliamo di una condizione in cui l’ovaio ruota su sé stesso, attorcigliando i vasi sanguigni che lo irrorano, con conseguente ischemia e rischio di necrosi. Si tratta di una situazione tempo-dipendente: ogni ora che passa aumenta la probabilità che l’ovaio non possa essere più salvato chirurgicamente, comportando conseguenze non solo fisiche, ma anche psicologiche e riproduttive, soprattutto per le pazienti giovani. Eppure, in troppi casi la diagnosi di torsione ovarica viene posta in ritardo, o del tutto mancata, a causa di errori evitabili che affondano le radici in carenze formative, sottovalutazioni cliniche e ostacoli organizzativi.
Una delle prime cause di errore è l’estrema aspecificità del quadro clinico iniziale. La torsione ovarica non ha una sintomatologia patognomonica. Il dolore pelvico improvviso, acuto, violento, spesso monolaterale, può essere confuso con una colica renale, un’appendicite, una salpingite o un dolore mestruale particolarmente intenso. In alcune donne il dolore è intermittente, si attenua per alcune ore, poi riprende, inducendo a pensare a un problema intestinale o a un’ovulazione dolorosa. In altre pazienti si manifesta invece con nausea, vomito e sintomi vaghi, che vengono attribuiti a cause gastrointestinali. Se il medico non ha un alto indice di sospetto, difficilmente considera la torsione ovarica tra le prime diagnosi da escludere.
Un errore frequente è quello di considerare l’età della paziente come un fattore protettivo. La torsione ovarica è più frequente nelle donne in età fertile, ma può colpire anche bambine e donne in menopausa. Tuttavia, nei pronto soccorso si tende a sottovalutare i sintomi pelvici nelle adolescenti o nelle anziane, proprio perché l’ovulazione non è in corso o si presume che le ovaie siano “inattive”. Questo pregiudizio diagnostico porta, in molti casi, a omettere l’ecografia transaddominale o transvaginale e a ritardare l’intervento ginecologico. La realtà, però, è che la torsione può verificarsi in presenza di cisti ovariche funzionali, neoplasie benigne o malformazioni, indipendentemente dall’età della donna.
La mancata esecuzione dell’ecografia pelvica è un’altra causa fondamentale di diagnosi mancate. In molte strutture ospedaliere, nelle ore notturne o nei festivi, l’ecografista non è immediatamente disponibile. Inoltre, il personale medico generalista o dell’urgenza può non avere la preparazione necessaria per eseguire e interpretare correttamente un’ecografia ginecologica. L’aspetto dell’ovaio in torsione, spesso aumentato di volume, ipoecogeno e con scarsa vascolarizzazione al color-Doppler, non è sempre facile da identificare. In assenza di segni macroscopici evidenti o di liquido libero in addome, la torsione può non essere riconosciuta. Ma anche quando l’ovaio appare ancora vascolarizzato, la torsione può essere comunque in atto in modo intermittente o parziale. Fidarsi solo dell’ecografia e ignorare il dato clinico è uno degli errori più frequenti e più gravi.
Un altro ostacolo importante è rappresentato dalla sottovalutazione del dolore da parte del personale sanitario. Troppe volte il dolore pelvico femminile viene considerato come “psicosomatico”, “legato al ciclo”, “ansioso”. Le donne giovani, in particolare, vengono spesso inviate a casa con una diagnosi di dismenorrea o di sindrome da colon irritabile, senza un approfondimento strumentale. Questa tendenza alla minimizzazione è ancora più marcata quando la paziente ha una storia di accessi ripetuti in pronto soccorso per dolori addominali. Il rischio è che, quando si verifica davvero una torsione, venga interpretata come “l’ennesimo episodio”. Il risultato è un drammatico ritardo nella diagnosi, con la perdita definitiva dell’organo.
Non meno importante è il tempo perso nell’attesa di esami accessori. In presenza di un sospetto di torsione ovarica, la priorità dovrebbe essere l’ecografia e la valutazione chirurgica. Eppure, in molti casi si procede con esami ematochimici, esami delle urine, esami delle feci, TAC addome-pelvi o addirittura consulenze gastroenterologiche, rallentando il processo decisionale. Anche l’attesa del risultato del test di gravidanza può contribuire al ritardo: se si teme una gravidanza ectopica, si aspetta la β-hCG prima di attivare l’ecografia, anche se il quadro clinico è compatibile con torsione. In situazioni d’urgenza come questa, il tempo è un nemico, non un alleato.
Dal punto di vista organizzativo, molte strutture non dispongono di un protocollo codificato per il dolore pelvico acuto. Questo significa che non esiste un percorso definito che preveda il coinvolgimento immediato del ginecologo o del chirurgo in caso di sintomi compatibili. Il pronto soccorso gestisce autonomamente la paziente, e solo in seconda battuta – talvolta dopo ore – richiede una consulenza specialistica. Se a questo si aggiunge la difficoltà nel reperire una sala operatoria, soprattutto di notte o nei weekend, il rischio di arrivare troppo tardi all’intervento aumenta vertiginosamente. Eppure, è noto che un intervento entro le 6 ore può salvare l’ovaio in oltre il 90% dei casi, mentre oltre le 12 ore le probabilità si riducono drasticamente.
Un altro elemento che complica il quadro è la presenza di patologie ovariche pregresse. Cisti funzionali, endometriosi, esiti chirurgici, PCOs o stimolazioni ormonali possono alterare la morfologia e la posizione delle ovaie, rendendo la diagnosi ancora più difficile. In questi casi, anche i medici più esperti possono avere dubbi interpretativi, e il rischio è quello di attendere un peggioramento dei sintomi per prendere una decisione. In realtà, la diagnosi di torsione deve essere clinica: in presenza di dolore acuto, improvviso, unilaterale e persistente, associato a nausea o vomito, la torsione deve essere esclusa solo dopo approfondite verifiche.
Nel contesto pediatrico, il problema è ancora più serio. Le bambine e le adolescenti raramente sanno descrivere con precisione il dolore, e spesso lo localizzano genericamente a livello addominale. I genitori, poco informati sui problemi ginecologici in età precoce, non sospettano nulla di grave, e il medico può facilmente pensare a una colica addominale o a una gastroenterite. In queste fasce d’età, la torsione ovarica viene diagnosticata tardi in oltre il 50% dei casi, e spesso è necessario asportare l’ovaio per necrosi. La mancanza di formazione ginecologica pediatrica tra i medici di pronto soccorso è una delle cause più gravi di questi ritardi.
Dal punto di vista medico-legale, la torsione ovarica non diagnosticata rappresenta una delle situazioni più contestate in ambito ginecologico. Questo perché, in molti casi, la paziente avrebbe potuto conservare la propria fertilità e integrità fisica se fosse stata trattata tempestivamente. Le linee guida raccomandano l’intervento laparoscopico precoce in caso di sospetto, anche in assenza di conferme ecografiche definitive. Quando si dimostra che la paziente ha atteso ore prima di essere vista da un ginecologo, o che non è stata sottoposta a ecografia nonostante i sintomi tipici, la responsabilità medico-sanitaria è difficile da negare. Inoltre, le conseguenze non si limitano alla perdita dell’ovaio: molte pazienti sviluppano ansia, depressione, alterazione della percezione corporea e senso di colpa, soprattutto se in giovane età o se la torsione ha compromesso la fertilità.
In sintesi, la mancata diagnosi di torsione ovarica è quasi sempre il risultato di una concatenazione di errori evitabili: sottovalutazione clinica, mancato esame ecografico, ritardi nelle consulenze, assenza di sospetto diagnostico, scarsa formazione, ostacoli organizzativi. Ma soprattutto, è la conseguenza di una cultura medica ancora troppo poco attenta al dolore femminile. La torsione ovarica non è un dolore mestruale un po’ più forte. È un’emergenza chirurgica a tutti gli effetti. Riconoscerla per tempo è dovere di ogni medico, non solo del ginecologo. Ed è un diritto di ogni donna essere ascoltata, creduta e trattata in tempo utile. Perché un’ovaia persa non si recupera, ma un errore si può e si deve evitare.
Quando si configura la responsabilità medica per mancata diagnosi di torsione ovarica?
La torsione ovarica è una delle emergenze ginecologiche più serie e tempo-dipendenti, che si verifica quando l’ovaio (spesso con annesso anche il tuba) ruota intorno al proprio peduncolo vascolare, compromettendo il flusso sanguigno venoso e, successivamente, arterioso. Se non trattata tempestivamente, questa condizione può portare all’infarto dell’ovaio e alla sua necrosi irreversibile, con conseguente perdita funzionale dell’organo e potenziale impatto sulla fertilità. La finestra temporale per salvare l’ovaio è stretta: nelle prime 6-8 ore l’intervento chirurgico di detorsione ha la massima efficacia. Oltre le 12-24 ore, il danno vascolare diventa irreversibile. Per questo motivo, la tempestiva identificazione della torsione è fondamentale e la sua mancata diagnosi può configurare una responsabilità medica grave.
La presentazione clinica è solitamente acuta, con dolore pelvico improvviso, spesso unilaterale, che può irradiarsi alla schiena, all’inguine o alla coscia. Talvolta si associa a nausea, vomito, ipotensione e febbricola. In alcune pazienti si riscontrano anche alterazioni del ritmo intestinale o urinario. Tuttavia, i sintomi sono spesso aspecifici e possono essere confusi con altre condizioni addomino-pelviche come appendicite, colica renale, gastroenterite, endometriosi o rottura di cisti ovarica. Questo rende la diagnosi clinica difficile e impone al medico un alto livello di sospetto, soprattutto nei casi in cui la paziente presenti fattori predisponenti come cisti ovariche, stimolazione ormonale (es. PMA), gravidanza o pregressi interventi ginecologici.
Uno degli errori più comuni che conducono alla mancata diagnosi è la sottovalutazione del dolore riferito. Se la paziente giovane o in età fertile si presenta con dolore pelvico improvviso, l’ipotesi di torsione ovarica deve essere presa in considerazione fin dall’inizio. L’atteggiamento attendista, la scelta di osservare l’evoluzione clinica senza eseguire approfondimenti adeguati, o il ricondurre il dolore a cause funzionali o psicosomatiche rappresentano omissioni diagnostiche potenzialmente gravi.
L’imaging gioca un ruolo chiave, ma non deve ritardare la decisione chirurgica quando il sospetto è elevato. L’ecografia transvaginale con doppler è l’esame di prima linea. In caso di torsione si può osservare un ovaio aumentato di volume, ipoecogeno, con ridotta o assente vascolarizzazione. Tuttavia, il doppler normale non esclude la torsione, soprattutto se la rotazione è intermittente o parziale. Il flusso venoso può essere ancora presente nelle fasi iniziali, e questo può trarre in inganno. Il medico che si affida ciecamente al doppler per escludere la patologia senza considerare i segni clinici e il contesto commette un errore metodologico.
Il trattamento della torsione ovarica è chirurgico. La laparoscopia diagnostica con eventuale detorsione è indicata in tutti i casi sospetti in cui non si possa escludere la condizione con sicurezza. Aspettare una conferma assoluta in presenza di un quadro clinico compatibile rischia di comportare un ritardo non recuperabile. Se il medico decide di rinviare l’intervento o di trattare la paziente in modo conservativo, anche in presenza di sintomi ingravescenti, si assume la responsabilità per l’eventuale perdita dell’organo.
La dimissione della paziente in assenza di diagnosi certa è un altro scenario ad alto rischio. Se una donna giovane con dolore pelvico acuto viene rimandata a casa con una diagnosi vaga, senza indicazioni precise per il monitoraggio, senza aver escluso la torsione, e successivamente torna con l’ovaio necrotico, il nesso causale tra l’errore iniziale e il danno è evidente.
La responsabilità medica si configura quando vi è stata una condotta colposa, un ritardo diagnostico o terapeutico evitabile e un danno concreto alla salute della paziente. In sede legale, viene valutato se il medico ha agito con la diligenza, la prudenza e la perizia richieste dal caso concreto, e se ha rispettato le linee guida e le buone pratiche cliniche. Se emerge che un sospetto fondato di torsione non è stato indagato o che la diagnosi è stata ritardata per scelte organizzative o per scarsa attenzione clinica, la colpa è pienamente configurabile.
Anche il sistema sanitario può essere corresponsabile in caso di carenza di personale specializzato, ritardi nell’esecuzione dell’ecografia, assenza di ginecologo in sede o ritardi nell’attivazione della sala operatoria. Quando la diagnosi viene anche solo sospettata, la struttura deve garantire il percorso rapido verso la laparoscopia. Ogni ostacolo organizzativo che ritarda la chirurgia è un elemento di colpa non solo individuale, ma anche strutturale.
Il danno derivante dalla mancata diagnosi può essere grave e permanente. L’ovaio necrotico va rimosso, con conseguente perdita parziale della fertilità, possibile squilibrio ormonale, disturbi del ciclo, alterazioni psicologiche legate alla percezione di perdita della funzionalità riproduttiva. Nelle pazienti in età prepubere o in trattamento per infertilità, la perdita ovarica può compromettere definitivamente la possibilità di procreare. In sede di giudizio, il risarcimento viene valutato sulla base del danno biologico, morale, esistenziale e — in certi casi — sul danno da perdita di chance riproduttiva.
La documentazione clinica è fondamentale per ricostruire il percorso decisionale. Deve riportare chiaramente i sintomi riferiti, l’esame obiettivo, l’orario di accesso e di visita, l’indicazione degli esami eseguiti (incluso il doppler), il ragionamento clinico sottostante la diagnosi differenziale e la decisione terapeutica. Se questi elementi non compaiono in cartella, il medico avrà difficoltà a dimostrare di aver agito con correttezza.
La giurisprudenza italiana ha già affrontato numerosi casi di responsabilità legati alla mancata diagnosi di torsione ovarica, soprattutto in pronto soccorso o in contesti ambulatoriali. Le sentenze evidenziano che, in presenza di dolore pelvico improvviso in giovane età, la torsione deve essere considerata nella diagnosi differenziale in modo prioritario. Non basta curare il dolore o attendere: serve intervenire con rapidità.
La prevenzione dell’errore richiede formazione specifica, disponibilità immediata di ecografie con doppler, protocolli chiari per la gestione del dolore pelvico acuto e una cultura clinica che riconosca la torsione come un’urgenza chirurgica. È indispensabile promuovere una gestione multidisciplinare, che coinvolga prontamente ginecologo, radiologo e chirurgo in caso di sospetto fondato.
In conclusione, la responsabilità medica per mancata diagnosi di torsione ovarica si configura quando il sospetto non viene considerato, il percorso diagnostico non è avviato in modo tempestivo, o il trattamento viene ritardato, determinando la perdita dell’ovaio e un danno evitabile alla salute della paziente. È un errore che lascia conseguenze tangibili nel corpo e nella vita della donna, e che può essere evitato con attenzione, rapidità e consapevolezza.
Ogni dolore improvviso in pelvi è una richiesta d’urgenza. Ogni ora di attesa è un rischio per la fertilità. Ogni torsione non diagnosticata è un’occasione persa per salvare un organo. E la medicina, quando il tempo è così decisivo, non può permettersi l’errore di aspettare. Perché aspettare, in certi casi, è già un danno.
Quali sono le normative di riferimento?
- Legge Gelli-Bianco (L. 24/2017), che disciplina la responsabilità sanitaria;
- Art. 2043 c.c., risarcimento per fatto illecito;
- Art. 2236 c.c., responsabilità del medico in ambiti complessi;
- Art. 589 e 590 c.p., lesioni o morte per colpa medica.
Quali sono i risarcimenti riconosciuti dai tribunali?
- Donna di 24 anni con perdita dell’ovaio per mancata diagnosi: risarcimento di 720.000 euro;
- Giovane donna dimessa dal PS con diagnosi errata di gastroenterite: torsione ovarica non trattata, risarcimento di 850.000 euro;
- Ritardo di oltre 12 ore nella consulenza ginecologica in paziente con cisti ovarica nota: risarcimento di 790.000 euro.
A chi rivolgersi per ottenere un risarcimento?
È indispensabile rivolgersi a avvocati specializzati in responsabilità ginecologica e chirurgia d’urgenza, in grado di:
- Ricostruire l’intero iter clinico della paziente;
- Ottenere una consulenza medico-legale specialistica in ginecologia;
- Dimostrare il nesso tra il ritardo diagnostico e la perdita dell’organo;
- Gestire il contenzioso con le strutture sanitarie pubbliche o private;
- Avviare le azioni legali in sede civile o penale.
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità operano in collaborazione con ginecologi, ecografisti, chirurghi e medici legali, offrendo una tutela completa, documentata e orientata al risultato.
La torsione ovarica è un’urgenza vera. Quando non viene riconosciuta, la conseguenza è la perdita irreversibile della fertilità o dell’integrità fisica. Chi subisce un danno ha diritto a verità, giustizia e risarcimento.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: