Errata Intubazione Tracheale E Risarcimento Danni

L’intubazione tracheale è una manovra salvavita utilizzata in situazioni di emergenza, in sala operatoria o in terapia intensiva, per garantire la pervietà delle vie aeree e permettere la ventilazione meccanica. È una procedura delicata che richiede abilità tecnica, prontezza e controlli accurati, perché un errore di posizionamento del tubo può causare sofferenza cerebrale, arresto cardiaco, lesioni delle vie respiratorie o perfino la morte del paziente.

Quando l’intubazione tracheale viene eseguita in modo scorretto, in ritardo o senza verificarne l’efficacia, e da ciò derivano danni gravi e irreversibili, si può configurare una responsabilità sanitaria risarcibile.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Quando si parla di errata intubazione tracheale?

L’intubazione è errata quando:

  • Il tubo finisce nell’esofago invece che nella trachea (intubazione esofagea);
  • Il tubo è troppo corto o troppo profondo, finendo in un solo bronco (solitamente il destro), causando ventilazione monopolmonare;
  • Il tubo si disloca dopo il posizionamento, senza essere rilevato tempestivamente;
  • Si provoca lesione tracheale, laringea o cordale durante l’intubazione;
  • Si usano manovre di forza eccessiva, causando sanguinamento o stenosi post-operatoria;
  • Non viene eseguito il controllo obbligatorio della corretta posizione (capnografia, auscultazione bilaterale, radiografia del torace);
  • Si ritarda la manovra, provocando ipossia prolungata e danno neurologico.

Quali sono le cause più comuni dell’errata intubazione tracheale quando imputabile a colpa medica?

L’intubazione tracheale è una delle manovre fondamentali in medicina d’urgenza, anestesia, rianimazione e terapia intensiva. Consente di assicurare la pervietà delle vie aeree, garantire una ventilazione efficace e proteggere i polmoni dal rischio di aspirazione. Tuttavia, l’intubazione errata può determinare danni gravissimi, sia immediati che a lungo termine, e in determinati casi può essere direttamente responsabile di lesioni cerebrali anossiche, arresto cardiaco o morte. Quando l’errore è evitabile, legato a mancanza di esperienza, negligenza, sottovalutazione del rischio o scarsa verifica della procedura, si configura una colpa professionale tra le più gravi in ambito medico.

Una delle cause più frequenti di intubazione tracheale errata è l’introduzione del tubo endotracheale nell’esofago anziché nella trachea. Questo accade più spesso in situazioni di emergenza, con pazienti in arresto respiratorio, ipossici o con anatomia complessa, ma può verificarsi anche in sala operatoria in condizioni teoricamente controllate. L’errore tecnico consiste nel non identificare correttamente le corde vocali o nell’orientare male il laringoscopio, spesso per scarsa visibilità, edema laringeo, trisma, secrezioni o presenza di sangue nelle vie aeree. Quando il tubo è inserito in esofago e non viene riconosciuto in tempo, il paziente non riceve ossigeno e va incontro rapidamente a desaturazione, bradicardia e arresto cardiaco.

Il problema più grave, tuttavia, non è l’errore iniziale, ma il mancato riconoscimento dell’errata posizione. Le linee guida internazionali indicano in modo chiaro che la capnografia quantitativa è il metodo più affidabile per confermare la corretta intubazione. Se il tubo è in trachea, la CO₂ espirata è presente fin da subito; se non viene rilevata, bisogna sospettare immediatamente un’intubazione esofagea. Affidarsi alla sola auscultazione toracica, all’espansione del torace o alla visualizzazione delle corde vocali è inadeguato e rischioso. Se il medico trascura l’uso della capnografia, o ignora la sua assenza, lascia il paziente in ipossia anche per minuti preziosi.

Una causa tecnica frequente di errore è l’intubazione selettiva, cioè l’inserimento del tubo troppo in profondità, fino a raggiungere un bronco principale (di solito il destro). Questo determina ventilazione monolaterale, collasso dell’altro polmone, ipossia e squilibrio emodinamico. Può accadere se il tubo non viene fissato correttamente o se non viene controllata la profondità dopo l’inserimento. La mancata auscultazione bilaterale dei campi polmonari è uno degli errori più ricorrenti.

Anche le lesioni traumatiche causate dall’intubazione sono riconducibili a errori tecnici. La rottura tracheale, la lacerazione delle corde vocali, le emorragie, la perforazione dell’esofago o la stenosi tracheale secondaria sono tutte conseguenze possibili di una manovra troppo aggressiva, mal eseguita o effettuata con strumenti inadeguati. Pazienti con anomalie anatomiche, tumori, esiti cicatriziali o precedenti intubazioni difficili richiedono competenze superiori e strumenti alternativi (video-laringoscopi, guide endoscopiche, maschere sovraglottiche). Procedere “a forza” in questi casi è una forma di imperizia che può avere conseguenze devastanti.

L’intubazione in pazienti “difficili” richiede un piano predefinito, spesso indicato come strategia A-B-C. Se il medico non identifica i segni di difficoltà (score di Mallampati alto, collo corto, obesità, limitata apertura orale) e non si prepara con strumenti di riserva o con l’assistenza di un collega esperto, l’errore non è solo tecnico, ma organizzativo.

Il mancato monitoraggio post-intubazione è un’altra fonte comune di responsabilità. Anche una procedura correttamente eseguita può diventare pericolosa se il tubo si sposta, se la cuffia perde tenuta o se il paziente si autoestuba. In questi casi, il medico deve riconoscere rapidamente i segni di dislocazione: calo della saturazione, rumori respiratori asimmetrici, allarme del ventilatore. Ritardare l’intervento espone il paziente a ipossia cerebrale progressiva.

Nei contesti di emergenza extraospedaliera, l’assenza di personale esperto o di monitoraggio strumentale (capnografi, videolaringoscopi, ecografi) può contribuire a errori evitabili. Ma anche in queste condizioni, il medico è tenuto a conoscere e utilizzare tecniche alternative per garantire l’ossigenazione, come la ventilazione con maschera o l’accesso cricotiroideo in emergenza. Non tentare l’intubazione in sicurezza o insistere senza successo è una colpa omissiva.

Anche l’assenza di formazione continua e addestramento pratico contribuisce al rischio di intubazione errata. Le competenze devono essere mantenute attraverso esercitazioni su manichini avanzati, simulazioni, corsi di aggiornamento. Un operatore non allenato che intuba in condizioni critiche rappresenta un pericolo concreto per il paziente.

Infine, la comunicazione inadeguata nel team durante l’intubazione è una causa documentata di errore. Tutti i ruoli (chi esegue, chi ventila, chi monitora, chi assiste) devono essere chiari e definiti. L’assenza di coordinamento, il mancato check delle attrezzature o l’omessa conferma della posizione del tubo espongono a errori sistemici anche in équipe esperte.

In conclusione, l’intubazione tracheale errata è un evento potenzialmente letale, ma nella maggior parte dei casi evitabile con tecnica corretta, verifica rigorosa e formazione continua. Non basta “mettere il tubo”: serve sapere con certezza che il paziente sta ricevendo ossigeno. L’intubazione è una procedura semplice solo in apparenza, ma ogni errore si paga in secondi — con la saturazione che cala, il cervello che si spegne, il cuore che rallenta.

Ogni tubo in esofago è una decisione sbagliata che può durare troppo a lungo. Ogni CO₂ non vista è un allarme che urla nel silenzio. Ogni polmone non ventilato è un’occasione mancata per salvare una vita. E quando l’aria non passa, non è solo il respiro a mancare. È la medicina che ha fallito il suo compito più elementare: far vivere chi può ancora vivere.

Quando si configura la responsabilità medica per errata intubazione tracheale

La responsabilità medica per errata intubazione tracheale si configura quando la manovra di posizionamento del tubo endotracheale, destinata a garantire una via respiratoria sicura, viene eseguita in modo scorretto, causando ipossia, arresto cardiocircolatorio, danni neurologici permanenti o morte. L’intubazione è un atto delicatissimo, che non tollera approssimazione: deve essere eseguito secondo protocolli codificati, con precisione tecnica assoluta e con mezzi adeguati per il controllo immediato del corretto posizionamento. Quando il tubo finisce dove non dovrebbe, il tempo che passa diventa responsabilità che si accumula.

L’errore più grave è rappresentato dall’intubazione esofagea non riconosciuta. In questi casi, l’operatore inserisce il tubo nell’esofago anziché nella trachea, ma continua la ventilazione convinto che sia corretta. Il paziente non riceve ossigeno, i polmoni non si espandono, la saturazione cala rapidamente e l’ipossia cerebrale inizia a svilupparsi già dopo pochi minuti. Se non si interviene tempestivamente per rimuovere il tubo e ventilare correttamente, le conseguenze neurologiche possono essere irreversibili. Verificare il corretto posizionamento non è una scelta: è un dovere clinico non delegabile.

Le tecniche di verifica del corretto inserimento del tubo sono note: auscultazione bilaterale del torace, assenza di rumori gassosi in sede epigastrica, rilevazione dell’anidride carbonica espirata tramite capnografia, e in alcuni contesti, conferma radiologica. Se una o più di queste manovre non vengono eseguite, o peggio ancora vengono ignorate le evidenze cliniche che suggeriscono un errore, la colpa è pienamente configurabile per imperizia. Ogni professionista che intuba deve sapere che, prima ancora di fissare il tubo, deve essere certo di averlo collocato dove serve.

Un altro profilo di responsabilità è legato all’intubazione selettiva, cioè l’inserimento del tubo troppo in profondità, fino a ventilare un solo polmone. In genere, accade che il tubo scivoli nel bronco principale destro, lasciando il sinistro collassato. Il paziente può presentare ipossia, riduzione della saturazione, aumento della pressione di picco nei ventilatori e ridotta escursione toracica. Se questi segnali vengono trascurati e l’errore non viene corretto, si configura una condotta omissiva. L’intubazione corretta non è solo “entrare nella trachea”: è garantire una ventilazione simmetrica e adeguata.

L’errore può anche dipendere da una valutazione preoperatoria inadeguata. Pazienti con collo corto, obesità, anomalie cranio-facciali, traumi cervicali o patologie neoplastiche possono presentare una via aerea difficile. In questi casi, la preparazione all’intubazione deve essere ancora più rigorosa: è necessario disporre di videolaringoscopio, maschere sovraglottiche, tecniche alternative come intubazione in fibra ottica o, nei casi estremi, cricotiroidotomia d’emergenza. Se l’équipe non prevede le possibili difficoltà e si trova impreparata, l’errore non è nella sfortuna anatomica: è nell’imprevidenza medica.

Anche in ambito anestesiologico, un’intubazione mal eseguita può comportare gravi conseguenze. La lacerazione della trachea, il trauma alle corde vocali, le fratture dentarie, l’edema laringeo o le emorragie delle vie aeree sono eventi che, sebbene possano talvolta verificarsi anche in mani esperte, devono essere gestiti con competenza e rapidità. Se una complicanza si verifica per una manovra eccessivamente aggressiva, un tubo di calibro errato o l’uso improprio del laringoscopio, la responsabilità può essere riconosciuta per imperizia tecnica.

Il consenso informato deve prevedere anche il rischio, seppur raro, di complicanze legate all’intubazione. Se il paziente non è stato informato di queste possibilità, o se non è stato avvertito di potenziali difficoltà già note dalla valutazione clinica, la responsabilità si estende anche al piano informativo. Un paziente che accetta un’anestesia generale ha il diritto di sapere che l’intubazione è parte integrante del rischio operatorio, e deve essere messo in condizione di comprenderlo.

Le situazioni più tragiche si verificano nei reparti d’emergenza, nei trasporti intraospedalieri o nelle terapie intensive, dove un paziente instabile richiede intubazione rapida. In questi contesti, l’adrenalina può spingere ad azioni non ponderate. Ma l’assenza di tempo non giustifica l’assenza di metodo. Se non vengono applicate le checklist di sicurezza, se non c’è supervisione adeguata o se si tentano più intubazioni senza considerare l’alternativa della ventilazione con maschera o la chiamata di personale più esperto, la responsabilità non è del contesto, ma delle decisioni prese in quel contesto.

Dal punto di vista medico-legale, la valutazione della responsabilità si basa su una ricostruzione minuziosa: tempi di insorgenza dell’ipossia, modalità della manovra, strumenti utilizzati, esperienza dell’operatore, esami di conferma, tempi di intervento successivo e documentazione clinica. Se si dimostra che la lesione cerebrale, il decesso o il danno alle vie aeree sono conseguenza di una manovra eseguita o mantenuta in modo errato, il nesso causale è pienamente configurabile.

Le conseguenze per il paziente o per i familiari possono essere gravissime: encefalopatia ipossica, disartria, paralisi, stato vegetativo, necessità di tracheostomia permanente, perdita della voce, dolore cronico, deficit respiratori o morte. A tutto questo si aggiungono i danni morali, la perdita dell’autonomia, la disoccupazione forzata e il trauma psicologico. Quando una manovra di pochi secondi segna per sempre la vita di una persona, la domanda non è solo cosa è successo. È chi avrebbe potuto evitarlo.

L’intubazione tracheale è una delle manovre più salvavita della medicina moderna. Ma proprio perché salva, non ammette errori. Ogni dettaglio tecnico, ogni controllo, ogni secondo di ritardo può fare la differenza. E quando a mancare non è l’ossigeno, ma la preparazione, l’attenzione o il coraggio di chiedere aiuto, allora non è più medicina d’urgenza: è responsabilità. Documentabile. Inconfutabile. Risarcibile.

Quali sono le normative di riferimento?

  • Legge Gelli-Bianco (Legge n. 24/2017) sulla responsabilità sanitaria e la sicurezza delle cure;
  • Art. 2043 Codice Civile, per risarcimento da fatto illecito;
  • Art. 1218 e 1228 Codice Civile, per responsabilità contrattuale della struttura e dei sanitari;
  • Art. 2236 Codice Civile, per colpa professionale in attività specialistiche;
  • Art. 590 e 589 Codice Penale, per lesioni o omicidio colposo da errore medico.

Quali sono gli esempi di risarcimento riconosciuto?

  • Intubazione esofagea non riconosciuta in sala operatoria, paziente deceduto per asfissia cerebrale: risarcimento agli eredi di 1.800.000 euro;
  • Ritardo nell’intubazione in pronto soccorso, paziente sopravvissuto con danno neurologico grave e stato di dipendenza totale: risarcimento di 2.000.000 euro;
  • Lesione tracheale durante intubazione forzata, con tracheotomia permanente e afonia: risarcimento di 1.250.000 euro;
  • Errata intubazione in terapia intensiva, con dislocamento non rilevato per ore e morte del paziente: risarcimento di 1.400.000 euro.

A chi rivolgersi per ottenere un risarcimento?

Se hai subito o assistito a un caso di intubazione tracheale errata, e da essa sono derivate lesioni gravi, danno cerebrale, invalidità o decesso, è essenziale:

  • Rivolgerti a un avvocato esperto in malasanità in ambito d’urgenza, anestesiologia e rianimazione;
  • Richiedere una perizia medico-legale, con il supporto di anestesisti forensi, intensivisti e neurologi;
  • Raccogliere tutta la documentazione: cartelle cliniche, verbali operatori, tracciati, parametri vitali, TAC, relazioni post-evento;
  • Dimostrare il nesso causale tra l’errore nell’intubazione e il danno subito;
  • Avviare un’azione legale per ottenere il risarcimento per danno biologico, morale, patrimoniale ed esistenziale.

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità operano con un team specializzato di medici legali, rianimatori e anestesisti forensi, garantendo una difesa tecnica, concreta e personalizzata.

Conclusione

L’intubazione tracheale è una procedura salvavita. Ma quando eseguita male può diventare la causa di una tragedia. La legge riconosce il diritto a ottenere verità, giustizia e risarcimento per chi ha subito danni gravi o ha perso un familiare.

Se sospetti che un’intubazione errata abbia causato un danno evitabile, non esitare: accertare la verità è il primo passo per tutelare i tuoi diritti.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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